Interview: Federico Chiozzi & Stefano Viola
Text editing & translation: Corrado Piazza & Giacomo Pelizza

Mind è un writer piuttosto atipico: fuori da tutti gli schemi, critico più con sè stesso che con la scena circostante, amante del basso profilo. In altre parole, una persona che per emergere non ha mai usato il megafono ma i fatti che, d’altronde, parlano da soli: attivo sin dagli inizi degli anni ‘90, una tonnellata di pannelli sulle spalle ed un bagaglio di stile invidiabile. Ci è sembrato giusto offrirgli la possibilità di mostrare, dopo una lunga assenza dal mondo delle riviste, il suo approccio al writing.

Ciao Mind, innanzitutto spiegaci come ti sei avvicinato al mondo dei graffiti.
Mi sono avvicinato ai graffiti verso la fine degli anni ’80, attratto dai pezzi che due ragazzi iniziarono a disseminare per il paese in cui vivevo. Vedevo questi strani disegni comparire “misteriosamente” sui muri e pur non comprendendoli appieno ne ero molto colpito. Un bel giorno, era il 1991, io ed alcuni amici decidemmo di noleggiare una cassetta in videoteca, una in particolare attirò la nostra attenzione: sulla copertina c’erano dei niggaz con delle radio giganti di fronte ad un megapezzo: Wild Syle! Praticamente ho detto tutto. La visione di quel film fu sconvolgente e fece scattare in me il desiderio di provarci. Ma ci pensate che gran culo per un quattordicenne di provincia ritrovarsi “Wild Style” nella piccola videoteca del paese. Penalizzato però dal fatto di vivere fuori città ed essendo l’unico veramente interessato ai graffiti, ho iniziato a disegnare seriamente solo a partire dal 1994, da quando ho cominciato a frequentare una scuola di grafica a Milano e dove ho conosciuto i futuri membri della mia crew.

Puoi cercare di descrivere qual’era l’atmosfera in quel periodo? Chi erano i writer più attivi e stilosi nella tua città?
Nei primi anni ‘90 una tra le cose più fighe che si potessero fare era percorrere la linea verde partendo da Gessate per guardare le banchine all’aperto devastate dai Tka, dai Ckc e dai Cyb, oppure andare a vedere i pezzi alle Hall of Fame di via Pontano, all’Ortica, all’anfiteatro, in via Bazzini… in particolare ricordo la banchina di Dose in Porta Venezia e la tag a pennarello di Phase 2 in Loreto! Si delineavano gli stili differenti delle diverse crew: il bars and arrows dei Ckc, i bubble ed i blockbuster fatti a biancone dai Tka, i puppet di Kayone e così via, è difficile descrivere quell’atmosfera, per me era tutto così nuovo ed affascinante. Credo comunque fossero le stesse sensazioni provate da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di vedere tutto questo in prima persona. Del 1994 invece ricordo bene le banchine al coperto di Furto e Alpha che in meno di dodici mesi hanno lasciato tutti a bocca aperta.

Parlaci del giro che si era formato in Piazza Vetra, se non sbaglio era composto dai personaggi più strani e diversi. Mi sembra di ricordare che non fossero solo writer…
Piazza Vetra era un luogo non molto tranquillo dove, tra retate di sbirri e accoltellamenti tra pusher (ovviamente non tutte le sere), trascorrevamo molte ore prima di andare a dipingere. La piazza consolidò la nostra amicizia con Robin e Dj Rash degli Rns, con i Dcn e con gli Mdf, vide nascere i Vds e accolse un losco figuro di nome Fritz da Cat!
Col tempo ci siamo affezionati a questo luogo e ha abbiamo dato vita ai Lords of Vetra; ognuno nel suo piccolo cercò di spingere la cosa, chi coi graffiti e chi con la musica. L’atmosfera era carica di energia e vandalismo.
Comunque era quello il luogo dove, sia amici che nemici, ci avrebbero potuto trovare… sempre!

Dal punto di vista storico Milano ha attraversato un periodo di transizione, diciamo che se fino al 1995/1996 lo stile era riconducibile al Wild Style dei pionieri di New York, in seguito si è sviluppato un fenomeno decisamente legato all’attitudine nordeuropea. Milano si è affacciata sulla scena del train bombing massiccio, dello stile semplice e leggibile, quasi in contrasto con i canoni stilistici dominanti fino ad allora. E’ possibile quindi affermare che si è verificato uno scollamento tra le vecchie leve e la generazione successiva, una frattura che ha generato non poche polemiche e scazzi. Sei d’accordo con questa visione?
Si e questo cambiamento mi ha lasciato con l’amaro in bocca, perché, da amante del Wild Style, mi sono ritrovato tra i pochi a farlo, almeno in quel periodo. Credo che questo cambio di direzione sia avvenuto per un paio di motivi: innanzitutto l’incontro con i romani, grazie a cui molti di noi hanno abbracciato la filosofia del “si deve leggere anche a 200 kilometri all’ora!”, primo fra tutti Dumbo. Panda ed Hekto hanno dipinto tanto a Milano e penso che, insieme a molti altri, abbiano influenzato tante nuove leve.
A questo si deve aggiungere l’influenza dalle fanze estere che, cariche di treni dal Nord, mettevano in risalto stili molto semplici ed elementari dettati, credo, dal pochissimo tempo a disposizione per disegnare, oppure… perché gli piaceva così… chissenefrega!
Dopo anni di stile Newyorkese, Milano aveva conosciuto il suo primo trend. Gli scazzi che nascono in queste situazioni lasciano il tempo che trovano, sono inutili, ognuno é libero di fare quello che vuole e nessuno può permettersi di criticare nessuno.
L’importante e’ fare.
Come dice il mio amico Rud: “devi essere una bella persona, non avere un bello stile”.

Parliamo di stile: rispetto ai tuoi compagni di crew, mi vengono in mente Dumbo, Spice e Rayn su tutti, sembra che tu abbia sempre avuto un approccio più “selvaggio”, mentre loro erano orientati verso uno stile meno complesso. Puoi tentare di spiegare perché e quali sono i canoni a cui ti sei ispirato e, soprattutto, come veniva vissuto all’interno della tua crew questo approccio?
Come accennavo prima sono un fanatico del Wild Style, l’ho sempre considerato la massima espressione del writing e continuerò a farlo, ho sempre ammirato lo stile di Dondi, che considero il vero inventore, il non plus ultra, di Seen che é stato un maestro nella creazione di tantissimi stili differenti, dal wild allo stampatello puro e semplice, poi T-Kid, Sak, Case2, tutta gente coi controcoglioni. Sono convinto che ogni elemento ed ogni dettaglio che trasformano un “pezzo” in un “pezzo wild” debbano avere un’origine ben precisa, non puoi mettere frecce qua e là, così a caso, altrimenti il pezzo non regge.
I Vds hanno racchiuso tra i loro componenti tanti stili diversi, il bello di questa crew risiedeva proprio nel fatto che ognuno aveva un proprio stile, una propria identità. Anche se un treno fosse passato a 200 kilometri all’ora saresti riuscito a distinguere i pannelli e il loro esecutore.

Come giudichi, a livello stilistico, la Milano di oggi?
Sono felice di notare un ritorno di Milano ai suoi vecchi canoni stilistici, molti writer hanno seguito e sviluppato lo stile Newyorkese e tanti si sono accostati agli stili tedeschi, stili che ho sempre apprezzato. Le crew che stimo di più negli ultimi tempi sono SABO, YEA e ML’S. Dipingono tanto e bene, qualità e quantità, ottenere entrambe le cose è fantastico. Fa stare bene!

Puoi parlarci dei viaggi che ti hanno portato all’estero per dipingere? Quali segni ha lasciato nella tua mente l’esperienza dell’Interrail?
L’Interrail è un’esperienza che auguro e consiglio ad ogni writer perché consente di conoscere gente nuova, vedere le cose sotto punti di vista diversi e, almeno per noi italiani, mette alla prova le tue doti di writer. Noi che eravamo abituati a disegnare pannelli da oltre un’ora ci siamo dovuti rimboccare le maniche. Altra cosa divertente dell’Interrail è la possibilità di vedere posti che un normale turista o un cittadino del luogo non vedrà mai in tutta la sua vita. Magari non hai visitato l’attrazione principale della città ma hai camminato per mezz’ora al buio in un bosco rimanendo nascosto per un’altra mezz’ora in una siepe o in un tunnel della metro.
La cosa più bella è il fatto di trovare gente che, pur non avendoti mai visto prima, è disposta a darti tutto quello che ha.

Cosa credi che manchi alla scena italiana, rispetto alle scene con cui hai interagito in passato?
Penso che l’Italia abbia un buonissimo livello di writing ed una scena che non ha nulla da invidiare a quelle internazionali. Se è vero che molti writer stranieri sono arrivati qui facendo festa nelle yard, perché avevano più di tempo di quello a cui erano abituati (anche se ultimamente da noi i tempi si sono ristretti), è anche vero che molti writer nostrani hanno spaccato il culo all’estero adattandosi a condizioni estreme. Quindi penso che si sia raggiunto un equilibrio.

Che rapporto hai con i media dedicati al Graffiti Writing? Come giudichi la loro presenza e la loro influenza sulla scena?
Negli ultimi anni ho iniziato a comprare i libri degli Old Schooler di New York perché credo siano documenti che ogni writer dovrebbe avere. Non sono mai stato un fanatico di fanzine, compravo solo quelle con le mie foto o quelle dove c’era uno special interessante.
Sono così fuori dal tunnel dei media che le ultime me le hai spedite a casa tu!! Scherzi a parte, credo tutto sia utile, dipende dall’uso che se ne fa. Ho notato che con l’aumento delle fanze ed Internet aperto a cani e porci, si è creato un appiattimento generale, sono pochi i pezzi che risaltano e ci sono molti cloni. Internet ha contribuito ancor di più nel creare la “moda dei graffiti”, ma come in tutte le cose, chi ci crede va avanti mentre gli stronzi demordono.

Sei uno dei pochi, appartenente al giro dei Vds, che ancora dipinge. Che fine hanno fatto gli altri? Come vivi il tuo essere writer oggi, dopo diversi anni di esperienza? E’ cambiato il tuo approccio ai graffiti?
Gli altri Vds stanno tutti bene, ci si incontra ogni tanto per una birretta o per disegnare. Abbiamo disegnato insieme per anni ed ogni volta che ci incontriamo si ricrea la stessa atmosfera. Ognuno ha trovato la propria strada, c’è chi fa il fotografo e chi fa un figlio!
Il mio approccio ai graffiti è rimasto lo stesso, unica pecca è la carenza di tempo libero da dedicare al writing, dipingo appena posso e cerco di farlo sempre al meglio delle mie possibilità rimanendo sempre onesto con me stesso e con gli altri.

Saluti?
Vorrei mandare un abbraccio ad un sacco di persone che per un motivo o per l’altro non vedo da parecchio!
My family Vds, Fia, Fy, Dcn, The, Mg, Vmd, Aod, Jake, Xeno, Mel, Ligisd, Smash 137, Wink, Sherif, Tabo, Leroy, Susoi, Iwan Quentin e Mio.

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